Monday, June 5, 2006
io ce la borsa i laghi del gorzente il lamba la stufa
Post di Fabrizio Venerandi sul newsgroup it.comp.macintosh
Main topics: OT
Author: Fabrizio Venerandi
E' il 25 aprile e visto che c'è il sole abbiamo deciso di uscire e di
fare una bella gita fino ai laghi del gorzente, dove per abbiamo deciso
intendo dire cecilia ha detto preparati andiamo ai laghi del gorzente e
io ho detto okkei e mi sono vestito meccanicamente, ci sono cose nelle
quali sono bravo e cose per le quali preferisco delegare, la gestione
del nucleo familiare fa parte del secondo gruppo, non sono proprio portato.
Abbiamo vestito i bambini, abbiamo indossato le giacche impermeabili, io
ho preso la mia borsa dell'ufficio a tracolla e ho detto andiamo
ragazzi! oggi gita ai laghi del gorzente! ho anche battuto le mani e
nessuno si è mosso, cecilia è rimasta a fissarmi per un po' e poi ha
detto cosa hai lì dietro?
"Dietro dove?" ho fatto io girandomi su me stesso due o tre volte, l'ho
imparato da tobbia lui lo fa con la coda.
"La borsa dell'ufficio. Cosa hai nella borsa? Cosa ci può essere di
utile per una gita con la tua famiglia nella borsa dell'ufficio?" ha
fatto cecilia e ha fatto due o tre passi verso di me prendendo la borsa
e aprendola.
"Mah, niente" ho mentito.
Cecilia scruta nella borsa e poi dice non ci posso credere, non ci posso
credere e dice un powerbook, un libro di programmazione di staroffice
basic e un profilattico. Ma cosa te ne fai per una gita sui prati?
"Uh. Il profilattico c'era già prima, non l'avevo visto" mi difendo.
"Ecco, ti sei giocato l'unica cosa che pensavo di tenere" fa lei e mi
restituisce la borsa sbuffando i suoi capelli biondi un po' dappertutto,
afferra i figli e li trascina fuori e io so che adesso posso fare la
cosa giusta, ovvero lasciare la borsa a casa, o la cosa sbagliata,
ovvero portare con me la borsa nonostante sappia che non potrò mai
aprirla per tutto il giorno e il solo possesso causerà il malumore della
mia compagna e sospiro, perché sono sicuro che se uscissi senza la borsa
sicuramente succederebbe qualcosa di adesso inimmaginabile per la quale
le cose dentro la borsa mi verrebbero incredibilmente utili, tipo dopo
pranzo i bambini che si addormentano sul prato e anche cecilia si
assopisce e io resto immobile con gli occhi fissi sotto il sole rovente
a dire ah cazzo avessi adesso il powerbook potrei mettermi all'ombra di
un alberello e scrivere qualcosa e mi maledirei mille volte per non
averlo preso e resto allora con la borsa in mano e mi vengono in mente
altre infinite possibilità per le quali l'idea di portare la borsa è
l'idea giusta perché oggi certamente qualcosa che è dentro la borsa mi
servirà, dannazione mi servirà sicuramente.
Tranne il profilattico, su quello posso metterci una croce sopra.
Esco.
Quando cecilia mi vede entrare in macchina con la borsa non dice niente,
ma il sole è subito coperto da una nuvola, cecilia ha di questi poteri
di riuscire con il suo umore a modificare il clima che ci circonda. Il
tempo di accendere la macchina e inizia a piovigginare.
Cecilia mette un cd che si è fatta da sola, un mix delle canzoni che le
piacciono di più e andiamo verso i laghi del gorzente e stiamo tutti in
silenzio ad ascoltare la musica e quando finisce la prima canzone
cecilia muove la mano e skippa la seconda.
Niccolò mi guarda senza dire niente.
"Uh -faccio io- hai skippato la seconda"
"Sì, la seconda non mi piace"
"Ma è il tuo mix personale, è il mix che hai fatto tu ieri"
"Sì, ma la seconda canzone non mi piace"
Poso il pollice e l'indice all'estremità superiore del naso e chiudo gli
occhi. "E perché hai fatto un mix tuo personale con canzoni che non ti
piacciono" chiedo, lo scopo del mix -le spiego- è proprio quello di non
dover skippare le canzoni che non ti piacciono.
Cecilia si tappa il naso con una mano e imita la mia voce dicendo
ripetutamente signor sotuttoio signor sotuttoio. Poi si gira verso di me
agitando la mano chiusa a pugno dice che ieri mi piaceva, pensavo che mi
piacesse, e invece oggi ho scoperto che non mi piace, ok?
"Ok" dico e guardo niccolò che fa la faccia di uno che non è in macchina
con noi, ma su un autobus e assiste con indifferenza a un alterco tra
sconosciuti passeggeri.
La gita ai laghi del gorzente ha tutto il fascino di una gita familiare:
si mangia scomodamente su un prato; si resta con le mani che odorano di
cose sicuramente biodegradabili a fatica; ci si rende conto della
basilare importanza delle salviette umidificate, soprattutto quando si
regge in mano un pannolino pregno di scarichi fecali colloidi avendo
attorno solo rovi e sassi; si comprende la radicale differenza tra una
mappa stradale turistica gratuita e una vera (- ma dove cazzo siamo? -
secondo la mappa stradale turistica gratuita in questo momento non
siamo) e si vedono i propri figli fare quello che per anni si è visto
fare ai bambini in genere, cose tipo correre a perdifiato urlando cose
incomprensibili, frignare di essere stanchissimi a tre passi
dall'automobile da cui sono appena scesi, mandare sorrisi stupefatti per
cose assolutamente generiche (tipo lattina di coca cola vuota) e non
provare alcuna meraviglia per cose davvero prodigiose (tipo lago
completamente svuotato).
Poi il sole tramonta e inizia fare un freddo cane.
Saliamo in auto e sentiamo un brontolare meccanico, non è l'auto, sono
quattro stomaci.
"Torniamo a casa?"
"Il frigo è vuoto"
"Andiamo a mangiare fuori?"
"Uh. Vuoi dire che hai dei soldi? Cioè hai dei soldi e non me lo hai..."
"Non scherzare. Pensavo di usare la carta di credito"
"Fa', i posti dove noi ci possiamo permettere di mangiare non hanno
ancora capito bene come si usano le banconote di carta, figurati la
carta di credito. Prediligono il baratto e conchiglie dipinte"
"Conchiglie? Allora forse ho delle..."
"Fa' scherzavo. Era un iperbole"
"Ah. Se niente conchiglie allora andiamo dai miei"
"Ah"
"Cioè, mangiamo gratis e facciamo finta di emanare affetto"
"..."
"..."
A cena da mio padre diventa tutto buio all'improvviso, i lampadari si
chiudono inaspettatamente, la calda stufa scrocchia, rimane solo il
powerbook a mandare una debole luce che illumina la tavola imbandita e i
nostri volti spettrali.
"Il tuo computer ha fatto saltare la luce!" dice mia madre rabbiosa
indicando il powerbook, lei odia i computer, flashback siamo nel 1983,
giorno di natale, sfascio il mio regalo e il mio regalo è proprio il
LAMBDA 8300, computer per la casa, made in taiwan e compatibile con la
versione americana dello zx-81 della sinclair, ve lo ricordate sir clive
sinclair, crapetta pelata, due computer azzeccati il terzo messo in
prevendita quando i costruttori stavano ancora scegliendo con che colore
tinteggiare i laboratori in cui costruirlo, tanto a sir clive sinclair
non gliene fregava più niente spendeva tutti i suoi soldi nella
progettazione di una macchinina solare monoposto che poi è stata usata
per riempirla di terra e metterci dentro dei fiori, i magici anni '80
ragazzi, comunque nel 1983 io e mio padre ci mettiamo davanti al LAMBDA
8300 che ci sembra una cosa meravigliosa e stiamo tre ore a fare
programmi in basic del tipo 10 PRINT "CIAO" e poi RUN e il computer
scriveva CIAO e poi niente, e io e mio padre lo guardavamo come se ci
avesse spiattellato lì il segreto del dna o i genomi o qualcosa del
genere finché non vediamo, io e mio padre nel 1983, vediamo i tortellini
volare nel corridoio e mia madre piangere dalla cucina perché siamo
stati davanti a quel cazzo di computer tutta la durata del pranzo di
natale! e da quel giorno mia madre ha odiato i computer con tutta la
forza che aveva in animo tipo staccava il contatore della luce della
casa se stavo al computer e non uscivo a giocare a pallone e cose del
genere e tipo non voleva gatti in casa, ma questo perché una volta da
bambina un gatto le è finito in faccia e l'ha graffiata e lei è rimasta
terrorizzata sembra che non centra niente ma invece il procedimento
umano è lo stesso. Fine flashback.
"Mamma, il computer sta andando a batteria. Più che far saltare il
contatore al momento è l'unica fonte di luce della casa" dico
indicandolo e in effetti mio padre riesce a muoversi solo grazie al
lucore del powerbook e riattacca il contatore e la luce riparte e lui
controlla gli elettrodomestici e tutti funzionano e lui dice strano e
poi dice anche boh e ci rimettiamo a mangiare, e dopo mezzoretta inizia
a fare freddo, ma freddo freddo.
"La stufa" dice mio padre e si alza da tavola e va dalla stufa e vede
che sembra accesa, ma non manda calore. E' rotta. Mio apre apre lo
sportello e inizia a smontare dei pezzi della stufa, ha di queste manie
che se qualcosa non funziona lo smonta e lo ripara, io solo la prima, e
dopo un po' che smonta vedo che resta con la testa dentro la stufa.
"Pa'"
"Eh"
"Non è a gas la stufa"
"Lo so"
"Ho preferito ricordartelo. Un suicidio sarebbe durato settimane"
"Sto guardando la resistenza. Si è bruciata"
"Ah"
"Devo rimuovere la resistenza"
"Il 25 aprile?" faccio io e gli dico che non mi sembra il giorno giusto
per rimuovere la resistenza e rido, oggi dobbiamo ricordarla e rido di
nuovo e mio padre tira fuori la testa dalla stufa mi guarda serissimo e
poi la rimette dentro.
"Accendi il gas fabrizio. Ora. Uccidimi"
"Al massimo posso buttare i pellettes papà. Non è a gas"
"Lo so. Scherzavo"
"Ah. Avevo sperato" faccio io, tra me e mio padre c'è un po' di
complesso edipico.
Ci risediamo e mangiamo tutti avvolti in grosse giacche sembriamo gente
di un film, tutti a tavola avvolti nei piumini.
Alla fine si ritorna in auto e solo in quel momento ci si rende conto
che il tempo passato sembra essersi accartocciato su se stesso, che quel
pomeriggio durato cinque o sei ore non ha niente a che vedere con le
stesse ore passate in ufficio o a scuola, è un qualcosa di estraneo che
è entrato nella nostra vita e ci ha reso diversi, ci ha intersecato
assieme e da ora in poi dicendo "laghi del gorzente" lanceremo una
subroutine intima, tutta nostra, in cui senza parlare ci manderemo
odori, immagini, suoni di una alleanza che è venerandi anche lei. Cioè
il solito bla bla bla per finire il pezzo, in realtà forse manco ci
siamo andati al gorzente.
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