Le risposte alle domande sul Mac
Saturday, August 7, 2004

io e ce in auto combo

Post di Fabrizio Venerandi sul newsgroup alt.fan.fratellibros

Main topics: OT

Author: Fabrizio Venerandi

inizia con quest'oggi lo speciale estivo "io e ce gratta il fondo del barattolo": ogni giorno a gratis per i cari lettori di aff episodi inediti, tagli del regista, e scarti del meraviglioso mondo di io e cecilia. nel primo numero 'io e ce in auto', già uscito su macworld, questa volta nella versione combo, ovvero un director's cut con tocchi inediti che su macworld non ci stavano. fatelo vostro godetene. *** io e ce in automobile (combo) C'è una cosa in cui io e cecilia siamo completamente diversi ma non è quella che pensate voi. Si tratta del mattino del risveglio, io quando mi sveglio al mattino mi rendo conto che sono ancora vivo e quindi sono felice perchè la sera tardi vado a dormire e chi cazzo lo sa, potrei anche non svegliarmi più, potrei fare l'ultimo sonno e risvegliarmi su nettuno e scoprire che quella che io pensavo essere la mia vita era stato un sogno di una sola notte eccetera ci si potrebbero fare dei romanzini sopra, li hanno già fatti. Insomma, io al mattino sono felice, sono lucido, sono vivo, le luci sono più belle, e soprattutto ho ancora tutta una giornata davanti, potrei decidere di prendere l'auto e andare in norvegia, tra i lapponi, parto adesso e guido ventiquattro ore e domani sono già in svezia, ecco ho di queste fantasie, invece vado in ufficio e mi metto a catalogare degli atti notarili mentre dietro alla mia schiena una merda di stampante laser sputa fogli tutta la mattina, fogli di numeri che devo poi dare ad un altro ufficio che li metterà da qualche parte, non so neppure cosa siano. Cecilia no, per lei il dormire è uno stato di grazia, ogni cosa dovrebbe dormire, cani, pentole, vasellame, tutto dovrebbe essere coperto da una coltre di sonno perenne, lei resterebbe sotto le coperte fino a mezzogiorno e si alzerebbe solo per pisciare o mangiare, cose che a letto vengono male e poi tornerebbe in questo stato di beatitudine permaflexxata, in cui gli occhietti si schiudono appena di tanto in tanto per controllare che tutto attorno a noi dorma nella stessa serenità ribollente in cui ci siamo addentrati noi, dove per noi intendo cecilia. Ecco perché io di solito cerco di andare via di casa prima che cecilia si svegli del tutto, perché appena cecilia si sveglia ogni cosa che la circonda la sveglia ancora di più, e quindi porta il suo stato da un momento di assoluta perfezione, che è il sonno, ad uno di completa imperfezione, che è lo essere svegli e camminare ed essere colpiti da tutta quella serie di problemi irrisolvibili che la sera si erano bloccati ed addormentati anche loro, e al mattino ritornano e si confondono con gli oggetti, una porta che sbatte, il caffè troppo caldo, la macchina che si spegne e soprattutto fabrizio venerandi sottoscritto che non capisce un cazzo e che ride contento mentre il mondo sta andando in malora, questo è quello che frulla nella testa della mia consorte, ed è un frullato in cui tutto entra e viene spezzato in una amalgama indistinta che si chiama odio. Questo per dire che mi si è bucata la gomma dello scooter e ora sono in macchina con cecilia che mi accompagna in ufficio bestemmiando con gli occhi ad ogni cosa che le si para davanti, e con una nuvola di fumo che le esce dalla bocca, e che grazie al cielo non è autocombustione, ma la terza sigaretta del mattino. La osservo con timore, dal sedile vicino al guidatore e dopo un po' le chiedo se mi è permesso chiaccherare, voglio dire, l'autoradio è rotta. "Non credo" mi risponde lei, tu provaci ma non credo. "La sai l'ultima su berlusconi?" faccio io per cercare di rendermi compagno di sventura. "Una barzelletta?" mi chiede lei con voce secca, di solito berlusconi racconta delle barzellette. "Non precisamente" faccio io e mi tolgo gli occhiali mettendo le dita alla base del naso, è un modo per rilassarmi, almeno credo. "Ieri alla televisione ha consigliato ai 6000 cassa integrati fiat di cercarsi un lavoro in nero" le racconto. "Uh. Ma stiamo parlando di Berlusconi presidente del consiglio?" "No, di Berlusoni evasore fiscale. Ma temo che fisicamente le due figure coincidano" ammetto guardando le case che scivolano perplesse dietro ai finestrini. "Una bella maniera per risolvere i desideri dei suoi elettori" fa cecilia schioccando la lingua. Scuoto la testa su e giù per significare assenso. "E' vero. Invece che dare ai consumatori quello che desiderano, fa in modo che i consumatori desiderino quello che viene meglio a lui" chioso. "Un po' come steve jobs" aggiungo e le spiego che steve jobs è il presidente della macintosh. "Eh" fa lei e poi mi dice che non afferra il nesso. "Devi sapere -faccio io mulinando le mani nello stretto spazio che c'è tra la mia faccia e l''inizio del parabrezza della clio- che fino a cinque anni fa tutti i computer erano besgetti, color caffellatte, perché il caffellatte è un colore che si intona alla tristezza, e gli uffici sono di solito luoghi di una certa tristezza, e così steve jobs ne ha fatto uno verdolino, il primo imac, e tutti hanno detto cazzo un computer verdolino, l'innovazione, e allora steve jobs che aveva masticato la foglia ha iniziato a farli di tutti i colori verdolino, rosso, blu cobalto, color fragola, color limone, color dalmata e color allucinogeno". "Uh. Che foglia hai detto che stava masticando steve jobs?" "Non posso dirlo. Ma comunque questi imac colorati li vendono come panini all'olio, steve ci aveva azzeccato, ci fanno un sacco di soldi, finché steve non sbaglia, ne fa uno che fa schifo a tutti che si chiama snow, che è color neve e tutti dicono che quello bianco fa schifo, che va bene solo per le infermerie e ridono" "E allora è tornato a farli colorati?" "No -faccio io afferrando qualcosa di invisibile davanti a me- è qui che si vede il genio di steve jobs. Dopo che gli hanno detto che il bianco fa schifo e non vende, lui ha iniziato a fare tutti i computer bianchi, anche i portatili, tutti bianchi e adesso tutti li comperano perché i computer bianchi sono fichi, prima dicevano che l'imac snow era una merda e adesso sbavano davanti all'emac che è bianco, è snow pure lui". "Ma che differenza c'è tra l'imac snow e l'emac?" fa ancora cecilia perplessa. "Beh, l'emac è più grosso e la gente ama le cose grosse" "Anche a me piacerebbero le cose grosse" ammette cecilia con un sospiro, e mi butta un'occhiata come se volesse dire qualcosa di invisibile, ma io sto zitto e penso alla fisioterapia. "A me invece piacciono le cose minute" spiego e gemo dicendo, ah la fisioterapista! "Che fisioterapista?" chiede cecilia mettendo una freccia a sinistra e girando a destra, e io le spiego che in sala mensa c'è un piccola fisioterapista che si è creato tutto un giochi di sguardi, e di allusioni, insomma è un latente desiderio sessuale. "E fattela!" mi invita cecilia ben sapendo che sono uno che non la fa fuori dal seminato, anzi, di solito semino quando ho ancora i pantaloni addosso. "Eh, la fai facile tu" ammetto amaro, e le racconto che di solito la bella fisioterapista a mensa è circondata dai fisioterapisti maschi, e che per leggi non meglio precisate, tutti i fisioterapisti maschi sono dei gran figaccioni, parecchio bellocci e ben messi. "Eh beh certo -fa cecilia- è il loro mestiere" "Uh? Essere figaccioni?" "Ma no, essere ben messi, se uno è un fisioterapista conosce bene il suo corpo e lo cura, lo tiene a posto, è una cosa legata al loro mestiere. Tutti sono influenzati dal loro mestiere". Io faccio un gesto con le mani come per dire che cazzo mi sembra una cazzata, e cecilia dice che è vero, di farle un esempio per confutare, ha sempre quest'ansia della confutazione, si vede che ha fatto filosofia. "Il mio parrucchiere è calvo" dico dopo averci pensato un attimo e lei mi manda a fare in culo accende un'altra sigaretta. Io taccio, la vedo muovere le braccia, spostare l'asse del volante per far scivolare tutto il panorama cittadino attorno a noi, una sorta di videogioco in treddì dove non si vince niente, ma con una grafica diciamo carnale, e poi osservo le sue labbra che parlano, cecilia di solito quando sta zitta continua a parlare ma non fa uscire l'aria dalla bocca così non si sente quello che dice. "Ah" esclama all'improvviso la mia compagna, interrompendo il filo dei miei pensieri. "A proposito di macintosh, ho un lavoro nuovo", e io mi giro verso di lei, tirandomi indietro con il busto verso il finestrino, ed aggrottando le ciglia. Cerco di esprimere meraviglia con il corpo. "Che lavoro?" chiedo perplesso e lei mi dice che deve stare di domenica alla fnac di genova a vendere macintosh. La osservo, uno schizzo biancastro mi bagna l'angolo della bocca: spero sia saliva, capita anche ai cani. "Uh, vuoi dire che puoi stare otto ore davanti a quei computer fichi, l'imac l'ibook l'emac i giquattro, parlare tutto il giorno di macintosh, usarli palparli e ti pagano anche?" "Sì" 'Il paradiso' penso tastandomi il mento inturgidito, e intanto cecilia mi dice che però lo fa solo per due volte in tutto e mi dice anche quanto la pagano, e allora capisco che -niente paradiso- è sempre il solito purgatorio capitalista. "Ma io ho paura -aggiunge la mia bella- non sono capace a vendere le cose sono una persona onesta". "Mettiti una maglietta con la mela apple" le consiglio. "Uh, dici che aiuta?" "Le tette, cecilia, le tette: una mela morsicata sopra le tette e vendi macintosh come se fossero panini all'olio" uno compra il mac e mentre lo accarezza pensa che ci sono tette invisibili che lo uniscono a quell'aggeggio elettrico. Cecilia abbassa la testa a guardarsi le tette e poi di nuovo verso la strada, non dice niente. Alla fine mi lascia davanti all'ufficio e abbassa il finestrino e mi dice buon lavoro. "Lavoro?" faccio io spaventato guardandomi attorno, poi capisco il fraintendimento, e le dico che guarda sto andando semplicemente in ufficio, non generalizziamo. Cecilia non risponde, riprende a muovere la bocca senza far uscire l'aria e rialza il finestrino e riparte verso la linea dell'orizzonte. Domenica sera cecilia torna a casa e dice che è distrutta che sta morendo. "Lo dici anche quando hai il raffreddore" le faccio notare, ma lei non apprezza la verità e ribadisce che adesso sta morendo davvero è stata otto ore in piedi a vendere macintosh a persone che non se li meritavano. Si accende una sigaretta mentre le verso del minestrone scongelato nel piatto. "Veniva da me gente che mi diceva salve io sono un utente windows e vorrei passare a macintosh ma non so perché, e io dovevo spiegargli perché lui avesse davvero bisogno di un macintosh. Poi quello si girava e vedeva dei compatibili dos fatti di cartone pressato con dentro il niente, ripieni di niente, che si rompevano solo a guardarli e mi contestava che però i macintosh costano di più di quelli lì, e mentre lo diceva indicava i compatibili dos con il dito, e solo quel gesto mandava in crash windows, non dico altro". Rido, che donna adorabile. "Le peggiori sono le mamme -continua cecilia- comperano il computer per loro figlio che va a scuola. Io gli mostro l'emac perché la 'e' di e-mac vuol dire 'educational' e educational non vuol dire niente, cazzo, sono solo computer puoi fare educational anche con una biro e un block notes, ma la gente si fa intortare, l'emac è pensato per le scuole dico e sorrido e quelle, le mamme, dicono sì sì ma su quel G4 c'è scritto che ha due processori questo ne ha solo uno, io ci voglio comprare a mio figlio un computer che gli duri anche quando è grande mica un giocattolo, e io allora le spiego che quando suo figlio sarà grande quel G4 sarà buono solo per fermare le porte che sbattono, voglio dire, con l'emac almeno ci puoi fare un acquario con un po' di buona volontà, l'hanno già fatto". "Uh, hai l'anima del venditore" commento io, mi manderà in fallimento la fnac e io non saprò più dove andare girerò all'upim senza scopo. "Tu non capisci mi facevano delle domande senza senso, una ragazza ad un certo punto mi ha chiesto se le tastiere le davano con il computer o con il monitor" e io rido e anche cecilia si mette a ridere e poi dice tra sé e sé le tastiere con i computer che cazzata, e io mi blocco, mi rimane la mascella a mezza mandata. Pausa. "Guarda ce' che la tastiera la danno con il computer" "Io gli ho detto con il monitor" "Mi stai prendendo in giro" "No, le tastiere le danno con i monitor" fa lei con convinzione. Muovo la testa a diniegare. "Ma -pensaci amore- se io voglio comprare un monitor, cosa mi serve una tastiera?" Cecilia mi guarda con commiserazione, come se stessi dicendo delle sciocchezze poi mi spiega che un monitor da solo non ci fai niente, mica è un televisore. I monitor si attaccano ai computer e i computer si comandano con le tastiere. Se uno comprasse solo il monitor e lo attaccasse ad un computer senza tastiera non si potrebbe fare nulla. "Certo -faccio io beffardo- perché i computer sono senza tastiera, certo" "Senza" "Scusa, ma cosa me ne faccio di un computer senza tastiera?" "Niente, anche perché saresti anche senza monitor" Inizio ad essere confuso il dubbio si insinua nella mia mente. "E mettiamo che io mi compri un computer senza tastiera come dici tu, e io ho già un monitor: allora che succede? Ho un computer con il monitor e senza tastiera!" Cecilia scuote la testa e mi osserva con pena. "Se hai già un monitor hai anche già una tastiera" le tastiere le danno insieme al monitor, l'avevo dimenticato? Crollo la testa dentro alle spalle, e penso va bene, magari in un universo parallelo davvero danno le tastiere assieme ai monitor, in star trek succedevano spesso di queste cose, tipo cechov che diventa un lussurioso e si vuole fare la negretta addetta alle telecomunicazioni, una vita da comparsa, povero cechov invecchiato a suon di sequel. "Ne hai venduti almeno di macintosh?" chiedo poi abbassando lo sguardo e lei mi risponde sì, no, intanto la pagano una tantum, non conta quanti ne ha venduti. "Spero che almeno ti paghino in nero" faccio io e penso ai consigli del mio presidente del consiglio, al progresso dell'economia italiana. Lei scuote la testa, manco quello. Poi spegne la sigaretta nel piatto freddo del minestrone e dice che è brutto convincere le persone a comprare computer che tu non ti puoi permettere. -- a differenza di quello che pensano molti giovani autori non pubblicati, la narrativa puo' sopravvivere anche senza di loro.
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