Wednesday, December 18, 2002
io ce in auto due
Post di Fabrizio Venerandi sul newsgroup it.comp.macintosh
Main topics: OT
Author: Fabrizio Venerandi
"io e ce in automobile due"
Io taccio, la vedo muovere le braccia,
spostare l'asse del volante per far scivolare tutto il panorama
cittadino attorno a noi, una sorta di videogioco in treddì dove non si
vince niente, ma con una grafica diciamo carnale, e poi osservo le sue
labbra che parlano, cecilia di solito quando sta zitta continua a
parlare ma non fa uscire l'aria dalla bocca così non si sente quello che
dice. "Parli con me?" le chiedo con fare didascalico. Lei fa finta di
non sentire poi mi dice che mica sta parlando. "Muovevi le labbra"
protesto. "Masticavo" "Cosa?" "Rancore" "Uh" faccio io e risprofondo nel
sedile, e cerco di farmi i fatti miei, guardo la strada che ancora mi
separa dall'ufficio, sento l'odore delle cose della macchina, le sue
gomme, il chiuso del motore, il rumore delle marce che scalano o che si
alzano, il ticchettio delle frecce e lo scatto secco che le spegne
automaticamente dopo la curva, insomma, faccio mia tutta quella serie di
cose che mi ricordano che sono in una automobile, che ci sono già stato
fin da quando ero bambino e ci ritornerò ancora fino alla mia morte. Ho
di questi flash improvvisi, si chiama astrazione. "Ah" dice
all'improvviso la mia compagna, interrompendo il filo dei miei pensieri.
"A proposito di macintosh, ho un lavoro nuovo", e io mi giro verso di
lei, tirandomi indietro con il busto verso il finestrino, ed aggrottando
le ciglia. Cerco di esprimere meraviglia con il corpo. "Che lavoro?"
chiedo perplesso e lei mi dice che deve stare di domenica alla fnac di
genova a vendere macintosh. La osservo, uno schizzo biancastro mi bagna
l'angolo della bocca: spero sia saliva, capita anche ai cani. "Uh, vuoi
dire che puoi stare otto ore davanti a quei computer fichi, l'imac
l'ibook l'emac i giquattro, parlare tutto il giorno di macintosh, usarli
palparli e ti pagano anche?" "Sì" 'Il paradiso' penso tastandomi il
mento inturgidito, e intanto cecilia mi dice che però lo fa solo per due
volte in tutto e mi dice anche quanto la pagano, e allora capisco che -
niente paradiso- è sempre il solito purgatorio capitalista. "Ma io ho
paura -aggiunge la mia bella- non sono capace a vendere le cose sono
una persona onesta". "Mettiti una maglietta con la mela apple" le
consiglio. "Uh, dici che aiuta?" "Le tette, cecilia, le tette: una mela
morsicata sopra le tette e vendi macintosh come se fossero panini
all'olio" uno compra il mac e mentre lo accarezza pensa che ci sono
tette invisibili che lo uniscono a quell'aggeggio elettrico. Cecilia
abbassa la testa a guardarsi le tette e poi di nuovo verso la strada,
non dice niente. "Comunque domenica dovrai tenere il bambino e non
potrai andare alla fnac sennò il niccolotto mi vede e piange" mi educa
poi spezzando il silenzio. "Una domenica intera?" le chiedo con un certo
sgomento. "Hai paura a stare da solo con niccolò?" fa lei beffarda. "Hai
frainteso" replico portando una mano a difesa. "Una domenica intera
senza andare alla fnac? Senza carezzare quei computerini tiepidi? Senza
ammirare la bellezza delle forme?" "Vorrà dire che giocherai con tuo
figlio" conclude lei impietosa, aggiunge che sarebbe l'ora che ormai mio
figlio ha disimparato a dire papà, passa direttamente da mamma a nonno;
e mi scarica di fronte all'ufficio, dove so che mi aspetta un rantoloso
server windows compatibile, forte delle sue quattro ventole carpiate.
Sbatto la portiera e rimango incerto nell'aria del mattino a fissare la
finestra dietro la quale passerò un'altra giornata a fare cose del tutto
inutili, ma per le quali verrò pagato olezzosamente. Volto la testa
verso la clio scassata che si allontana e penso che mancano ancora
quattro ore e mezzo prima della visione della piccola fisioterapista.
Sospiro.
Domenica sera cecilia torna a casa e dice che è distrutta che
sta morendo. "Lo dici anche quando hai il raffreddore" le faccio notare,
ma lei non apprezza la verità e ribadisce che adesso sta morendo davvero
è stata otto ore in piedi a vendere macintosh a persone che non se li
meritavano. Si accende una sigaretta mentre le verso del minestrone
scongelato nel piatto. "Veniva da me gente che mi diceva salve io sono
un utente windows e vorrei passare a macintosh ma non so perché, e io
dovevo spiegargli perché lui avesse davvero bisogno di un macintosh. Poi
quello si girava e vedeva dei compatibili dos con dentro il niente,
ripieni di niente, che si rompevano solo a guardarli e mi contestava che
però i macintosh costano di più di quelli lì, e mentre lo diceva
indicava i compatibili dos con il dito, e solo quel gesto mandava in
crash windows, non dico altro". Rido, che donna adorabile. "Le peggiori
sono le mamme -continua cecilia- comperano il computer per loro figlio
che va a scuola. Io gli mostro l'emac perché la 'e' di e-mac vuol dire
'educational' e educational non vuol dire niente, cazzo, sono solo
computer puoi fare educational anche con una biro e un block notes, ma
la gente si fa intortare, l'emac è pensato per le scuole dico e sorrido
e quelle, le mamme, dicono sì sì ma su quel G4 c'è scritto che ha due
processori questo ne ha solo uno, io ci voglio comprare a mio figlio un
computer che gli duri anche quando è grande mica un giocattolo, e io
allora le spiego che quando suo figlio sarà grande quel G4 sarà buono
solo per fermare le porte che sbattono, voglio dire, con l'emac almeno
ci puoi fare un acquario con un po' di buona volontà, l'hanno già fatto".
"Uh, hai l'anima del venditore" commento io, mi manderà in fallimento la
fnac e io non saprò più dove andare girerò all'upim senza una meta. "Ne
hai venduti almeno di macintosh?" chiedo poi e lei mi risponde sì, no,
intanto la pagano una tantum, non conta quanti ne ha venduti. "Spero che
almeno ti paghino in nero" faccio io e penso ai consigli del mio
presidente del consiglio, al progresso dell'economia italiana. Lei
scuote la testa, manco quello.
Poi spegne la sigaretta nel piatto freddo del minestrone e dice che è
brutto convincere le persone a comprare computer che tu non ti puoi
permettere.
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