Le risposte alle domande sul Mac
Friday, September 13, 2002

io l'astice e l'allegro dalmata

Post di Fabrizio Venerandi sul newsgroup it.comp.macintosh

Main topics: OT

Author: Fabrizio Venerandi

io l'astice e l'allegro dalmata Sono prigioniero in Croazia, peggio, in un'isola croata, dove non c'è niente e mia suocera dice andiamo al ristorante, pago io e vedo le nipotine che dicono evviva, niccolotto vive il sonno della ragione, beato lui, cecilia si lecca i denti e si parte. "Ma anche qui usano i ristoranti?" chiedo e la generalessa inizia ad offendersi, dice che non bisogna irridere le culture differenti dalla nostra. "Come si chiama il posto dove mangiamo?" chiedo ancora e la generalessa dice Bella Venezia e io prometto di non chiedere più niente, mi ricantuccio nell'angolo dell'automobile. In effetti il posto si chiama bella venezia perché c'era stato un contingente dell'esercito italiano, di veneziani, non ricordo bene. Ci sediamo al tavolo e ci portano i menù sono in croato, e io dico che a me va bene qualsiasi cosa, ma non il pesce, non mi piace molto il pesce e allora cecilia e la generalessa si voltano verso di me e mi chiedono secondo te cosa mangiano in un isola circondata dal mare come piatto principale e io rispondo, boh, pollo, cosa ne so io delle usanze della croazia e cecilia guarda la generalessa e la generalessa guarda cecilia e mi sembra un bel quadro familiare e io una cornice, ci siamo capiti. Comunque mi sacrificherò mangerò il pesce, ho capito la tiritera, qua si mangia pesce, l'altra roba è per bambinetti, e cecilia mi chiede se mi va bene un astice, e io chiedo cosa è l'astice e lei dice "una bestia che vive nel mare " e sorride beffarda e io dico vabbene, pesce e pane come gesù cristo, pover'uomo. Allora ci portano i grissini. Intanto chiara e marta, le adorate nipotine, leggono il menù in inglese, unica traduzione consentita dal ristorante bella venezia, e ad un certo punto c'è un piatto che ha il nome in italiano. "ALLEGRO DALMATA". "Cosa è l'allegro dalmata?" chiede la più piccola alla più grande, e io, profittando del fatto che zia e generalessa sono tutte prese dalla lista dei vini, decido di vendicarmi delle due adorabili smorfiosette. "Carne di dalmata" dico io. "Il cane" aggiungo con sorriso alla de mon. "Sapete, quello bianco con le macchie nere" specifico ancora per paura che non capiscano e quelle fanno la faccia schifata e non mi rispondono neppure si appellano al sapere nonnesco che riponde loro che -no- non è un cane, ma carne di vitello con in mezzo del formaggio. Il sapere nonnesco poi mi lancia un'occhiata gelida e si rituffa nella lista dei vini. "Visto zio?" dice la prima più sicura. "Non è un cane!" aggiunge la seconda mostrando la lingua. "Certo certo" faccio io muovendo le mani nell'aria. "La nonna vi ha detto questo" e rimango pensieroso, come se avessi un segreto che non voglio dire. "La nonna sa sempre tutto" dico ancora. "Sa anche -aggiungo sottovoce- che se vi diceva che è carne di cane, voi la carne non la mangiavate!". Le bambine sbarrano gli occhi e si ancorano al verbo nonnesco. "La nonna ha detto che non è carne di cane, ma di vitello" affermano sicure, ma leggo l'incertezza nei loro occhi. "Vitello..." dico osservando il monotono cielo azzurro della croazia. "Il famoso vitello croato" declamo a bassa voce. "Ma voi bimbe avete mai visto un vitello su questa dannata isola?" abbassando lo sguardo sui loro occhietti celesti. Le bambine tornano serie e fanno no no con la testa. "E cani? Cani ne avete visti?" faccio io trionfante. La più piccola protesta, dice che di cani ne hanno visti, ma nessun cane dalmata. Allora mi avvicino alle pargolette e confesso loro che in effetti il padrone del ristorante è un truffatore, e spaccia come cane dalmata, dei poveri bastardini. "E non sono neanche tanto allegri, poveracci" aggiungo come stilettata finale, facendo la voce triste e vedendo le lacrime lambire le ciglia della più piccola. "Allora per voi due due allegri dalmati?" chiede in quel momento la generalessa girandosi verso di noi e le bimbe scoppiano in pianto e dicono che no, loro non mangeranno carne di cane! e scappano dal tavolo, nel putiferio generale. La generalessa lancia su di me uno sguardo torvo che evito mettendomi a stropicciare il tovagliolo, ed osservando di sottecchi il cameriere che sta arrivando con una cosa folkloristica, una specie di enorme granchio con le chele che piazza tra i nostri piatti, suscitando entusiasmo nella voce di cecilia e negli occhi della generalessa. "Che graziosi questi croati -commento muovendo le dita nell'aria- che gusto bizzarro per i centro-tavola" e indico quella specie di mostro chitinoso che spero si tenga ben distante da me, anche se è morto fa ribrezzo anche coccolotto lo guarda con occhi di paura, segno di intelligenza penso. Cecilia mi osserva con un certo stupore. "Quello -e indica la cosa metamorfica- è un astice" "E' il tuo pranzo" aggiunge la generalessa e io tolgo il tovagliolo dal colletto e lo metto davanti alla bocca, e sospiro "vado con le bambine", mi alzo e le raggiungo, sono sedute sugli scalini del ristorante. "Un paese dove mangiano cani, che barbari" commenta la più grande, vedendomi arrivare. "Non mi dite niente" faccio io agitando la mano, a me stavano per costringermi a mangiare un coso fatto di chitina, di ossa di morto, una cosa senza bulbi oculari, zampette succhiolente, orrore orrore orrore. La più piccola sospira affamata. "Ma non c'è un mac donald qua?" e io le accarezzo la testa e la riconosco sorella di sventura, non c'è manco feltrinelli. Poi, dopo una mezz'oretta più che il dolor poté la fame, torniamo dentro e io mi mangio l'allegro dalmata e le bambine si sgranocchiano l'astice. La notte mi sveglio sudato e sento un cane abbaiare in lontananza e piango, accarezzandomi il ventre. -- senza le donne, gli uomini sono in balia dei computer
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