Wednesday, July 31, 2002
io ce le certezze di niccolò e i profilattici gelati (ot)
Post di Fabrizio Venerandi sul newsgroup it.comp.macintosh
Main topics: OT
Author: Fabrizio Venerandi
io ce le certezze di niccolò e i profilattici gelati
Cecilia dice esco con il bambino e io dico certo, con il bambino ma in
realtà sono davanti al computer e rispondo sempre con frasi programmate
e cecilia lo sa e si s'incazza mi dice vuoi stare a sentirmi e io le
rispondo, sentirmi certo, e lei dice che non sa se torna che magari
stasera dorme da sua madre e io le rispondo madre, dormire, certo, e
cecilia nera in volto esce di casa e sbatte la porta e io mi spavento.
"Cosa mi avrà detto?" mi chiedo basito staccando gli occhi dalla posta
d'internet e mi affaccio alla finestra e le chiedo cosa mi stava
dicendo, la vedo che cammina a passo feroce con niccolotto in braccio
che -piccolo innocente- mi vede alla finestra e sorride ignaro al suo
papà che fa lo scemo alla finestra di casa, e cecilia non mi risponde e
io urlo che mi ero distratto dài, dove stai andando, pietà abbi pietà di
me abbà abbà e dopo un po' è un puntino e non la vedo più, era proprio
incazzata.
"Cazzo cazzo" dico strascicando le ciabatte fino al computer e mi siedo
e dopo un minuto mi sono già dimenticato moglie e figli sto cercando un
aggiornamento ad un programma di rendering tridimensionale che non userò
mai.
Dopo un oretta inizio ad aver fame, e mi dico è meglio che mi stampi
qualcosa per continuare a navigare anche quando mangio e faccio partire
la stampante su una pagina a caso di roba in inglese, una lista di roba
unix non ho capito bene, ma quando la stampante inizia a prendere il
foglio sento che s'ingolfa, fa come un respiro affannato e io dico
oddio, è quasi nuova e la spengo e la riaccendo ma la stampante si
ringolfa e ansima sforzandosi e poi si accendono le sue lucine come
alberello di natale che stanno a significare merda, ragazzo mio merda
nera.
"Forse si è inceppata la carta" e tolgo la carta ma l'operazione si
ripete ricorsivamente e adesso anche la testina fa un rumore strano,
come di plastica che si spezza e allora apro il vano dove c'è la
cartuccia e ci trovo: 1) dado di legno colorato di verde, 2) ciuccio con
la faccia della luna che sorride, 3) due pezzetti di lego di colore
rosso prismatico di cui uno incastrato tra la cartuccia e alcune
circuiterie che esalano il loro ultimo respiro elettrico.
"Ah" dico e richiudo e spengo tutto.
Mi passo le mani sulla faccia e credo di capire piano piano chi possa
essere l'invisibile colpevole di questa tragedia e intanto vado in
cucina e cerco il bricco del latte, apro il frigo ma non lo trovo e solo
allora mi accorgo che nel frigo c'è una scatola di pastelli colorati e
una di profilattici.
Guardo la data di scadenza, nei pastelli colorati non c'è, nei
profilattici farei tempo ad andare in adropausa e comunque non c'è
scritto che una volta aperti vanno tenuti in frigo mi sembra una cosa
strana.
C'è qualcosa di misterioso.
Giro la casa con più attenzione e noto piccoli spostamenti di oggetti,
tutti quelli afferrabili al di sotto del metro sono spostati: i miei
libri sono mescolati con la biancheria da stirare, e molti miei cd
giacciono sotto il tavolo immersi in una broda biancastra che, ad una
attenta analisi, appare essere il resto inacidito del mio latte
sperduto. Nel vano doccia, infine, trovo la tesi di laurea di cecilia
che s'inumidisce serena.
Giro la testa verso la porta finestra e vedo il mio compagno, tobbia,
che scodinzola innocente e mi dice con gli occhi 'niccolò niccolò
nicccolò' e io penso elementare uotzon.
Mi aggrappo al telefono e faccio il numero del cellulare di cecilia che
risponde e chiede se è mancata la luce e io osservo il lampadario acceso
e dico no, non credo, e allora lei mi dice come mai mi sono staccato dal
computer e io sto per dirle per la fame e invece glisso e dico che mi
sono pentito che se torna facciamo un torneo a carambola birmana.
"Giuri?"
"Sì sono contrito"
"Anche un torneino a scala 40"
"No, scala 40 no"
"Allora non torno"
"Tetto a duecento?"
"Facciamo trecento" ribadisce lei fiera della vittoria e io facciamo,
penso.
"A proposito" le dico, e le racconto della stampante.
"Eh -fa lei- Niccolò è nella fase delle certezze"
"Che certezze?"
"Certezze logistiche: mette gli oggetti in luoghi chiusi e poi torna a
controllare che ci siano ancora: è importante non spostarle,
assolutamente"
"Uh. E non posso più usare la stampante?"
"Finché Niccolò non rimuove i pezzi di lego e ciucci e blocchetti di
legno colorato, no".
"Peccato, stasera devo fare la doccia" faccio io per metterla alla
prova.
"Che c'entra con la stampante?"
"Niente, ma purtroppo niccolò ha inserito nel luogo chiuso vano doccia,
la tua tesi di laurea, che io non posso certo rimuovere per non creare
incertezza e smarrimento nel mio piccolo erede. Vorrà dire che si
inzupperà".
"Toglila immediatamente di lì" mi ordina cecilia arrotondando la voce.
"E le certezze di nostro figlio?" protesto io mettendo le mani a
cornacchia.
"Folletti" mi spiega lei tranquilla.
"Folletti?"
"Certo, nostro figlio deve imparare che ogni tanto intervengono folletti
dispettosi che confondono le cose"
"Va bene -dico io rassegnato- ma almeno i profilattici dal frigo posso
toglierli?"
Attimo di silenzio.
"No, quelli ce li ho messi io"
"E perché?" chiedo grattandomi una coscia e temendo il peggio.
"Beh sai quel problemino che hai, quello dell'orgasmo?"
"Mai avuto problemi io!" protesto. "Mai perso un orgasmo" aggiungo,
battendomi il petto con la mano.
Attimo di silenzio
"I miei orgasmi, non i tuoi" precisa cecilia.
"Ah" faccio io e in effetti gli orgasmi di cecilia sono tutta un'altra
cosa.
Attimo di silenzio.
"Bene, continua la mia consorte, ho pensato che mettendo i profilattici
belli gelati, magari quel tuo vivace entusiasmo si stempera abbastanza
da permettere a me eccetera"
"Eccetera" ripeto meccanicamente e con un dito slargo il bordo dei boxer
per vedere che ci sia ancora il mio povero pene, ho bisogno di certezze
anche io ultimamente.
C'è ancora, riattacco, e vado a fare la doccia.