Le risposte alle domande sul Mac
Tuesday, November 13, 2001

(ot aerei che cadono) io cecilia niccolò e gli aerei che cadono

Post di Fabrizio Venerandi sul newsgroup it.comp.macintosh

Main topics: OT

Author: Fabrizio Venerandi

Accendo la televisione e vedo Berlusconi che dice "Dio benedica l'America Dio benedica l'Italia" e io penso "Allah è grande", e spengo tutto. Il giorno dopo vengo a sapere su it.comp.macintosh che un altro aereo è precipitato su new york e che Berlusconi dice che si augura che sia un incidente. Faccio per uscire dall'ufficio, devo prendere l'ascensore, e vedo che sull'ascensore c'è un etichetta nuova, penso che dica di chiudere la porta bene perché non fa contatto e invece c'è il volto di un signore sui cinquant'anni, con la barbetta corta, che mi fissa con sguardo ostile e tutt'intorno è scritto SAN GIUSEPPE MOSCATI PROTEGGICI e già io capisco che l'insieme C del "proteggi-ci" non mi contiene, devo essere finito nel solito insieme H, finisco sempre negli insiemi H non ho mai capito perché, anche quando da ragazzi si faceva il gioco con il picciuolo di mela che lo si fa girare e intanto si pensa A e poi B e poi C e così via fino alla zeta e poi si ricomincia caso mai fosse un picciuolo di mela di formidabile attaccatura, e quando si stacca, mettiamo alla lettera E, si pensa "Elena mi sta pensando, o Elvira, o Elisabetta o qualsivoglia ragazza conosciuta il cui nome inizi con la lettera E., ecco, avrete capito, in quei casi a me mi staccava sempre sulla H, anche se avevo preso il trucco di accelerare in vista della G e di rallentare sulla I, il picciuolo riusciva a beccare quella moscia lettera H, che se fossi americano sarei anche fortunato, ci sarebbe qualche Helene, o Heidi, fossi tedesco o giapponese, ci siamo capiti, invece io di ragazze che iniziavano con la H non ne conoscevo poi ho conosciuto Cecilia e ho iniziato a magiare aranci un problema in meno. Comunque: sono lì, fuori dall'ufficio, con la mano sulla maniglia dell'ascensore ed il viso arcigno di SAN GIUSEPPE MOSCATI che ho già deciso, lo vedo, che non solo non mi protegge, ma se proprio voglio prendere l'ascensore, ecco, lui una parolina maligna con l'altissimo ce la mette, per farmi arrivare al suolo più velocemente degli altri, e poi dal suolo al sottosuolo la strada è corta, sembra dirmi con quella specie di pizzetto, di barbetta mefistofelica, insomma io quello lì santo non l'avrei fatto tanto che sono costretto a scendere a piedi, e sono sei piani. E' una scelta. Arrivo a casa, e Cecilia dalla finestra mi dice che è caduto un altro aereo, pensa di battermi è tutta felice, ma io gli dico che lo so già e gli dico nei queens, è il quartiere dove è caduto, e lei ci resta male ma come cazzo hai fatto e io dico internet e lei mi dice ti licenzieranno sei sempre attaccato. Entro in casa bello sodisfatto e c'è niccolò nel suo aereoplano che saltella, questa la spiego meglio: è un aereoplano che niccolò ci si infila dentro con le gambe e l'aereoplano è tenuto da una molla che si attacca agli stipiti delle porte. E' una cosa perché il bambino pensi a muoversi saltando, ma soprattutto è un modo che il bambino gioca e i genitori possono farsi un po' di cazzi loro. Altri giochi richiedono la presenza di un padre o di una madre che facciano versi, che raccolgano cose cadute, che ripuliscano, che calmino, attenuino, eccetera: l'aereoplano è invece abbastanza autonomo una bella invenzione, fino a un certo punto, il bimbo pensa di essere amato e tu non ci sei. Comunque entro, niccolò mi sorride e mi sento come san giuseppe, quello vero non il moscati, gli faccio un segno di benedizione e lui è felice mi fa vedere come è bravo a saltellare sull'aeroplano, quando sono felici sembra facile fare il padre, si è quasi ieratici. Cecilia entra in scena è molto disperata parla ancora dell'aereo americano dice che si augura che sia un incidente e io le faccio 'eh come berlusconi' ma lei mi dice che cazzo ho capito che è lunedì. "E' lunedì" faccio io. "Appunto -dice lei- speriamo sia un incidente" Pongo le mani a cornacchia e chiedo quale sia il nesso tra il giorno della settimana e la speranza di un qualsivoglia incidente aereo e Cecilia mi guarda come se non capissi niente, e mi dice che se è un incidente, è solo un aeroplano che vola e casca alla gente non gliene frega niente, pace all'anima loro, ma se è un attentato, cazzo, la gente vuole sapere, vuole tutti i particolari, vuole partecipare. "E allora?" "E.R. medici in prima linea, cazzo! E' lunedì, se è un attentato lo fanno saltare come due mesi fa! Fanno lo speciale attentato, fanno parlare tutti di tutto e io mi metto a piangere come la scorsa volta, niente E.R., capito!". Stasera, aggiunge, deve nascere anche la figlia del tal tal medico, il pelatino che piace tanto alle donne. Ahhh faccio io, capisco e intanto penso che speriamo che sia un incidente perché se salta E.R. salta la mia serata libera davanti al computer a cazzeggiare e siamo davanti al dramma della serata in famiglia senza soldi e senza brodo, con la casa che è un casino. In quel momento sento uno stock, un rumore netto, io e Cecilia ci giriamo proprio per vedere Niccolò fare l'ultimo saltello e rovinare a terra dare una cozzata sulle piastrelle col cranio, si stacca la molla dell'aeroplano, oddio, piange come un ossesso, gli siamo subito addosso lo prendiamo con venti dita, gli canto le si fon fon fon, cecilia ride per farlo ridere, lui piange ci guarda offeso, si è fatto male, ma poi si calma piano piano, ce lo prendiamo in braccio, lo guardiamo tutti negli occhi goccioloni e alla fine si tocca i piedi cerca di metterseli in bocca ci rimane un bernoccolone e io e cecilia ci giriamo verso la molla spaccata in due e io le chiedo "incidente o attentato?" e lei mi manda a fare. "Comunque è fortunato, dice Cecilia, è già caduto dal fasciatoio e da un aeroplano: ed è ancora vivo, insomma, abbastanza". In cielo ci dev'essere qualcuno che lo protegge, aggiunge a mo' di dizione formulare. "San Giuseppe Moscati" dico io sorridendo e passandogli una mano sui radi capelli. -- materiali - http://www.fabrizio.venerandi.org
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